Vinitaly è la tradizione del vino italiano che tutto il mondo ci invidia

mar 23, 2015 No Comments by

VERONA – La tradizione per il buon vino in Italia si tramanda anche con una grande rassegna dedicata al settore vinicolo, alle cantine e all’eccellenza che da secoli esprimono la nostra selezione di vini e vitigni. Vinitaly, la rassegna di Veronafiere che ha aperto i battenti la scorsa domenica, incarna l’orgoglio nazionale per il gusto e per i colori dei suoi distillati. Con un fatturato di oltre 14 miliardi di euro e migliaia di aziende che rappresentano con passione, innovazione e professionalità la ricchezza dei nostri territori, l’imprenditoria vinicola del Bel Paese è forse il settore che ha meno risentito della difficile congiuntura economica che attanaglia il Paese.

Oltre 4.000 espositori presenti, operatori specializzati da 120 paesi e delegazioni commerciali da 52 nazioni. E’ con questi numeri che apre Vinitaly 2015, in contemporanea a Sol&Agrifood, rassegna dell’agroalimentare di qualità, ed Enolitech, salone dedicato alle tecnologie per la viticoltura e l’olivicoltura. Solo la provincia di Verona conta 8.500 aziende impegnate nel settore, pari al 33% della produzione veneta e a più del 5% di quella nazionale. Nel veronese, quasi il 50%, della produzione, ovvero più di 1.400.000 ettolitri di vino, è DOC o DOCG. Verona è la prima provincia italiana per export in termine di valore, sfiorando il miliardo di euro con una quota nazionale pari al 13%.

Moltissimi gli appuntamenti in programma nel corso della Fiera, uno fra tutti quello del  25 marzo alle 11.30, presso lo Stand della Regione Veneto (Pad. 4), dove Veneto Agricoltura presenterà una interessante ed attuale degustazione guidata dal titolo “PIWI”, I Vitigni Resistenti. Il lavoro di Veneto Agricoltura sui vitigni resistenti alle malattie fungine sarà anche l’occasione per degustare alcune varietà: Muscaris, Johanniter e Solaris, (a bacca bianca,  spumantizzati); Prior e Gamaret (a bacca rossa).

“PIWI”, sta per pilzwiderstandfähig, ovvero i vitigni resistenti ai funghi: un problema di non poco conto per i viticoltori, soprattutto alla luce degli evidenti cambiamenti climatici in atto. Infatti la vite europea (vitis vinifera) è ben sensibile agli attacchi di oidio e peronospora (insieme alla botrite tra le più temute malattie fungine della vite). Per questo Veneto Agricoltura, su mandato della Regione, ha messo a dimora due vigneti con alcune varietà e delle selezioni “resistenti” prodotte dall’Università di Udine e dall’Istituto Sperimentale di Friburgo. Talune vinificazioni (di cui alla degustazione del 25 Marzo pv) sono state microvinificate in collaborazione con il Centro San Floriano della Provincia di Verona.Alto-Adige_Vigne-in-Oltradige-EOS_Florian-Andergassen_masman_72

Le prime selezioni di vitigni PIWI datano tra il 1880 e il 1935 e hanno fornito vitigni dalle uve di qualità non sempre ottimale, cosa che ha sicuramente danneggiato l’immagine della varietà resistente come uva da vino. Da allora molti passi in avanti sono stati fatti sino a rendere il risultato difficilmente distinguibile dai vini ottenuti dai vitigni tradizionali. Germania, Austria e Svizzera sono tra i Paesi più attivi nella loro selezione, valutazione e coltivazione.

Nel Veneto l’introduzione alla coltura di alcuni di questi vitigni resistenti è avvenuta nel 2014 e sono soggetti alla limitazione di cui all’art. 8, comma 6, del D.lgs n.61/2010, ovvero le uve raccolte non possono essere destinate alla produzione di vini di DOC e DOCG. Le varietà incluse sono Bronner, Cabernet Carbon, Cabernet Cortis, Helios, Johanniter, Prior, Regent e Solaris (tutte di origine tedesca).

La selezione delle piante resistenti segue uno schema abbastanza semplice: si fanno gli incroci, si ottengono le piantine da seme, le si mettono alla miglior esposizione al fungo e si selezionano solo le piantine resistenti che verranno poi valutate dal punto di vista enologico. Oggi è possibile integrare questa selezione con la selezione assistita da marcatori che, su piante piccole possono, o meno, evidenziare i genotipi con i geni della resistenza. Il processo è però molto lungo, infatti il “Regent” (una delle prime selezioni resistenti messe in commercio) per essere selezionato, impiantato, moltiplicato e registrato ha necessitato di quasi quaranta anni, visto che la sperimentazione è partita nel 1967 ed è stato iscritto a registro nel 2001. A livello di ricerca italiano particolarmente attive sono la  Fondazione Edmund MachIstituto Agrario San Michele all’Adige, l’Università di Udine, Innovitis (Istituto privato con sede a Bolzano) e il CRA-Vit di Conegliano (TV), che ha iniziato un lavoro di selezione per produrre vitigni resistenti a partire dalla Glera e dal Raboso Piave.calici_vini_masman

Domani sono in programma dei convegni di approfondimento su due nuovi mercati emergenti e, allo stesso tempo, lontanissimi fra loro per geografia e cultura, ma accomunati dalla stessa passione per il vino italiano: Giappone e il Brasile.

Massimo Manfregola

Twitter: masman007

Credits: Veronafiere e Veneto Agricoltura

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Massimo Manfregola è un giornalista con esperienze nel campo della comunicazione della carta stampata e della televisione. È specializzato nei settori del giornalismo motoristico, con una particolare passione per l’approfondimento di tematiche legate all’arte e alle politiche sociali.
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