Roma, Via Veneto non è più una dolce vita: ieri rimosso anche il gazebo del famoso Caffè Strega

mar 28, 2015 No Comments by

ROMA – I riflettori della Dolce Vita sono ormai spenti da un pezzo sulla Via Veneto di una Roma ingessata dalla crisi.  Gli attori del get set che una volta affollavano i tavolini della strada più famosa della Capitale, nell’Italia del boom economico degli anni cinquanta e sessanta, sono ormai solo un ricordo lontano.  Nella Via Veneto che conosciamo non c’è più quella vita che Federico Fellini ha voluto documentare nel film che ha reso celebre la Roma dei locali notturni e del benessere in tutto il globo. Sempre più saracinesche di quelli che erano i luoghi simbolo della bella vita capitolina sono serrate e tristemente vuote. Come sentinelle e baluardi di una ostentazione sempre più misurata ed evanescente, sono sopravvisuti gli alberghi più chic del famoso Viale che termina sotto gli archi di Porta Pinciana, a ridosso di Villa Borghese.

Federico Fellini davanti al manifesto del film Dolce Vita

Federico Fellini davanti al manifesto del film Dolce Vita

La gru mentre rimuove il gazebo dell'antico Caffè Strega in Via Veneto

La gru mentre rimuove il gazebo dell’antico Caffè Strega in Via Veneto

Anche il Caffè Strega ha chiuso i battenti in modo indecorso, per essere il locale dove si sono incontrati gli intellettuali di quell’Italia che hanno contribuito a dare celebrità al famoso Premio letterario che prese il nome dal liquore dell’azienda beneventana fondata da Guido Alberti. Erano i tempi di Flaiano, Cardarelli, Bellonci, Cecchi, Bontempelli, Contini, Bevilacqua, cioè quando la cultura si ritrovava in piazza per contemplare e assorbire le vibrazioni di quel tempo che diventava storia. Ieri, sul marciapiede di quello che era una volta il simulacro delle menti nobili del secolo scorso, una gru e un gruppo di operai smantellavano la struttura in ferro del gazebo che accoglieva i tavolini all’aperto di uno degli ultimi Caffè “d’autore” di Via Veneto.

Federico Fellini seduto al tavolino del Caffè Doney di Via veneto

Federico Fellini seduto al tavolino del Caffè Doney di Via veneto

L’operazione “tavolino selvaggio” del Comune di Roma non può permettersi sentimentalismi, soprattutto in un momento di grave congiuntura economica. A quanto pare il gestore del locale, che negli anni aveva cambiato nome, passando da Cavallino Rosso a Wimpy e poi genericamente ad American Bar, fino a riconquistare il suo antico e nome originale di Caffè Strega, aveva accumulato dei debiti con l’amministrazione locale per sanzioni mai pagate. E nonostante la società proprietaria avesse inoltrato richiesta di sanare la situazione, è arrivata la rimozione d’ufficio, anche perché la copertura era in corrispondenza di una fermata dell’autobus, e priva di autorizzazione.

Il Caffè Strega di Via Veneto alla fine degli anni cinquanta

Il Caffè Strega di Via Veneto alla fine degli anni cinquanta

Un ripristino della legalità antitetico rispetto ad altre zone periferiche della città, dove antichi siti archeologici vivono in una condizione di completa incuria e abbandono e al cospetto di strutture abusive, ricettacolo di sporcizia e covi di illegalità.

Anche il “re dei paparazzi” Rino Barillari era presente venerdì alla rimozione di uno degli ultimi simbili di una Dolce Vita che non c’è più. La sua macchina fotografica ha aperto e chiuso un ciclo che non può ripetersi. Attento e inesorabile osservatore di quella Strada stellata che lo ha reso famoso in tutto il mondo per i suoi scatti, l’obiettivo fotografico di Barillari ha compiuto ancora una volta il suo cinico dovere.

Il Cafè de Paris nel 1960

Il Cafè de Paris nel 1960

È l’ennesima prova di quanto i commercianti siano allo stremo, strangolati dalla crisi e dal peso delle tasse. Una situazione che sempre più spesso costringe alcuni gestori e società a cadere nella trappola della mafia, ben disposta ad acquistare, tramite prestanomi e società fittizie, locali prestigiosi come paravento di attività illecite per il riciclo di denaro sporco.

Come appare oggi il Cafè de Paris

Come appare oggi il Cafè de Paris

Il Cafè de Paris, ad esempio, cuore e simbolo della Dolce Vita, e locale fra i più celebri di Via Veneto, frequentato da Federico Fellini e Frank Sinatra, da Sofia Loren e Marcello Mastroianni, ha conosciuto la sua fine nel luglio del 2009, quando viene sottoposto a sequestro dagli uomini della Guardia di Finanza e dai Carabinieri del Ros per infiltrazioni con la ‘ndrangheta calabrese. I vecchi fasti del Caffè de Paris di Roma, luogo preferito da attori, intellettuali e teste coronate di tutto il mondo, si erano offuscati a partire dagli anni settanta per poi culminare con culminato nel 1985 con l’attentato compiuto da terroristi palestinesi contro i turisti americani e gli alti funzionari della vicina ambasciata Usa suoi clienti abituali.

Gianni Agnelli e Jaqueline Kennedy in Via Veneto

Gianni Agnelli e Jaqueline Kennedy in Via Veneto

Ornella Vanoni in posa negli anni sessanta al Cafè de Paris

Ornella Vanoni in posa negli anni sessanta al Cafè de Paris

Oggi quello che rimane del luogo di intrattenimento più famoso della storia recente sono due vetrine con delle fotografie sbiadite che celebrano come in un monumento funerario, quelli che sono stati i personaggi che hanno contribuito in quegli anni a rendere la Capitale una delle città più ammirate dell’umanità.

Roma ingrigisce non per invecchiamento ma per scelta. Ogni città ha un suo modo personalissimo di suicidarsi.

Massimo Manfregola

Twitter #masmna007

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Massimo Manfregola è un giornalista con esperienze nel campo della comunicazione della carta stampata e della televisione. È specializzato nei settori del giornalismo motoristico, con una particolare passione per l’approfondimento di tematiche legate all’arte e alle politiche sociali.
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