I nostri Predator smobilitano da Herat per la chiusura della missione Isaf, ma non si placa la crisi in Afghanistan

dic 03, 2014 No Comments by

 HERAT (AFGHANISTAN) – L’altro giorno un Predator B dell’Aeronautica Militare è atterrato sulla pista dell’aeroporto di Herat, dopo aver condotto l’ultima missione operativa della durata di 5 ore e 35 minuti a favore delle “Forze di sicurezza afghane” e del contingente dell’International Security Assistente Force (ISAF), che opera sulla base di una risoluzione dell’ONU.

È stato dunque simbolicamente ammainato lo stendardo del Gruppo a significare il saluto definitivo al territorio afgano, con una sobria cerimonia che si è svolta alla presenza del Comandante del Train Advise and Assist Command West (TAAC-W) Generale  Maurizio Angelo Scardino e del Comandante della “Joint Air Task Force” (J.A.T.F.) Colonnello Paolo Latini nella cui componente aerea nazionale ed interforze del contingente italiano in Afghanistan hanno operato i Predator italiani inquadrati nel Task Group Astore.

Negli oltre 7 anni di impiego operativo a favore della missione ISAF (dal giugno 2007), i Predator italiani, nelle versioni “A+” e “B”, hanno contribuito in maniera decisiva al raggiungimento di importanti obiettivi operativi, svolgendo missioni di “intelligence”, sorveglianza, ricognizione ed acquisizione di obiettivi su tutto il territorio afgano effettuando un totale 1576 sortite e di 14191 ore di volo con le quali sono state supportate 37 Task Force di tutto il contingente internazionale.

I Predator provenienti dal 28° Gruppo Volo del 32° stormo dell’Aeronautica Militare di stanza ad Amendola (FG), supportati da uomini e donne provenienti da altri reparti della Forza Armata, hanno operato mettendo a sistema capacità e competenze umane e tecnologiche, che l’Aeronautica Militare esprime nell’ambito dei velivoli a pilotaggio remoto (APR).

Dal 2009 l’Italia ha schierato in Afghanistan circa 4000 uomini. Il piano di smobilitazione delle Forze armate italiane, rientra nel processo irreversibile del piano di riconversione afghano, che prevede un processo di transizione di supporto alle Forze di sicurezza afghane , chiamato con l’acronimo SFA (Security Force Assistence), dopo un lungo processo durato 12 anni, cominciato con una parte dinamica e cinetica (bellica), e che ha lasciato sul campo ben 53 vittime italiane e numerosi mutilati fra i nostri militari. Tutto questo a seguito del Summit di Lisbona del 2010, dove i capi di Stato e di Governo approvano il nuovo Concetto strategico dell’Alleanza Atlantica, che prevede per l’Italia il ritiro di tutti i militari della Forze armate entro il 31 dicembre di quest’anno che volge al termine, mentre è previsto l’invio di 200 addestratori per formare le forze armate e la polizia afghana.

CONTRIBUTO AERONAUTICA MILITARE GRUPPO ASTORE

Le missioni svolte dai velivoli Predator sono state condotte principalmente per assicurare protezione alle isolate “Forward Operational Base (FOB)” così come alle basi sedi dei delle truppe della coalizione, per controllare percorsi che sarebbero stati successivamente interessati dal passaggio di convogli del contingente internazionale e ad acquisire informazioni “Intelligence” di aree di particolare interesse. In ogni missione condotta, i Predator hanno fornito un utilissimo e necessario supporto alle forze impiegate in attività sul terreno, essendo in grado con i propri sensori di bordo di avvistare pericoli ben oltre la portata dell’occhio umano e poterle rapidamente trasmettere e condividere con le unità supportate, aiutandole a prevenire e meglio reagire contro azioni condotte dalle forze ostili aumentandone la così detta “Situational Awareness” e cioè la conoscenza dell’ambiente circostante in cui si è chiamati ad operare.

Di grande rilevanza nel recente periodo e per la prima volta in un contesto operativo reale, è stata l’attività integrata, che ha visto i Predator protagonisti assieme ad altri assetti aerei tra cui gli AMX italiani schierati sempre ad Herat, finalizzata alla neutralizzazione dei ripetitori radio utilizzati dai talebani per coordinare gli attacchi contro le forze di sicurezza afgane e di “ISAF”. In questo contesto, i Predator italiani sono stati chiamati sia ad analizzare attentamente le aree circostanti confermando la completa assenza di civili che potessero in qualche modo essere danneggiati dalle operazioni condotte e sia ad effettuare la designazione dei bersagli necessaria alla guida dell’armamento di precisione impiegato dagli altri assetti aerei.

I Predator dell’Aeronautica Militare hanno conseguito traguardi prestigiosi tra cui il numero complessivo di ore di volo effettuate, con una sola tipologia di velivolo, a favore della missione ISAF, nonché i record di volo raggiunti con i velivoli “A+” e “B”, rispettivamente di 26 ore e 42 minuti e 20 ore e 12 minuti, registrati come unici a livello internazionale.

La missione “ISAF” dei Predator Italiani in numeri:

Il Predator a Herat - Afghanistan (2)

Il Predator a Herat – Afghanistan.jpg

  1. Primo volo operativo: 08 Giugno 2007;
  2. Ultimo volo operativo: 01 Dicembre 2014;
  3. Ore di volo totali: 14194;
  4. Durata media singola missione operativa: 9 ore;
  5. Sortite volate: 1576;
  6. Task Force supportate: 37.

LA SITUAZIONE IN AFGHANISTAN

A partire dal giugno 2013 tutti i distretti dell’Afghanistan sono entrati sotto il controllo delle forze afghane, con Herat che è stata la prima città della Transizione. L’ordine di espulsione delle truppe statunitensi annunciato dal presidente afghano Hamid Karzai il 24 febbraio 2013 non è stato l’unico episodio in cui il presidente afgano è stato poco accomodante con i vertici della Nato, accusando le Forze della missione ISAF di interventi militari su obiettivi civili oltre che di complotti contro Kabul per via di presunte trattative con i Taliban. Ora che le Forze della coalizione hanno ceduto l’autorità militare nelle mani dell’esercito e della polizia locale, la situazione politica interna del Paese è tutt’altro che solida. Dal 29 settembre 2014 l‘ex ministro delle Finanze Ashraf Ghani Ahmadzai è il successore di Hamid Karzai, più conosciuto con l’appellativo di “sindaco di Kabul“, nel primo trasferimento democratico dei poteri presidenziali della storia afghana. Una ondata di attentati a Kabul mette in serio pericolo i difficili equilibri democratici del paese. La presenza di truppe in Afghanistan costituiva anche garanzia per un indotto economico per l’economia nazionale. Per questo, pur di garantire un certo potere amministrativo ed economico al governo locale, è stato stabilito di erogare un finanziamento di 16 miliardi di dollari fino al 2017.

SOTTOSUOLO RICCHISSIMO DI MATERIE PRIME

L’Afghanistan è un giacimento minerario a cielo aperto, al punto che la Cina ha deciso di fare uno dei più grandi investimenti per impiantare delle miniere di Rame e di Litio. Sempre per favorire l’inserimento di personale civile nel contesto dello sfruttamento economico del territorio in cambio di servizi offerti alla popolazione, altri paesi asiatici stanno finanziando la costruzione di una gigantesca diga per l’approvvigionamento di acqua nei pressi di Herat. Una politica strategica che avrebbe potuto favorire anche l’Italia in una logica economica utile agli scambi commerciali fra i due paesi, dopo il cospicuo intervento delle nostre Forze militari nazionali chiamate per ristabilire un livello di democrazia utile alla rinascita della società afghana.

Massimo Manfregola

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Credit: SMD – Aeronautica Militare

 

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Massimo Manfregola è un giornalista con esperienze nel campo della comunicazione della carta stampata e della televisione. È specializzato nei settori del giornalismo motoristico, con una particolare passione per l’approfondimento di tematiche legate all’arte e alle politiche sociali.
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