Cinema in lutto, il “Professore” Francesco Rosi ci ha lasciati questa mattina

gen 10, 2015 No Comments by

ROMA – Napoli e il mondo del cinema è in lutto questa volta per la morte di Francesco Rosi, il regista e sceneggiatore partenopeo che è morto questa mattina nella Capitale all’età di 92 anni. Famoso per aver diretto moltissimi film d’inchiesta che raccontavano i cambiamenti e le trame oscure della nostra società lascia un patrimonio inestimabile del suo percorso professionale. Raccontava in una delle sue ultime interviste che la passione per il cinema gli è stato inculcato da suo padre, direttore di un’agenzia marittima, e amante della fotografia al punto che vinse anche un importante concorso fotografico internazionale per la pubblicità.francesco-rosi

Fu allievo di Luchino Visconti, uno dei padri del Neorealismo italiano assieme a Roberto Rossellini e Vittorio De Sica. Proprio dal maestro Visconti, di cui fu aiuto regista, assorbì quel carattere tipicamente autorevole di coloro che amano il proprio lavoro in modo quasi maniacale per il rigore e cura dei dettagli che mostrano in ogni loro impegno professionale. Fu per questo che Francesco Rosi nell’ambiente era conosciuto come “Il Professore“.

A proposito di autorevolezza e di severità, il maestro Rosi ricordava quando sul set del film documetaristico “La terra trema” del 1948, interamente parlato in dialetto siciliano, il regista Luchino Visconti pretendeva di sapere, dall’allora giovane aiuto regista Francesco Rosi, il momento esatto in cui durante una tempesta, un albero maestro di una barca a vela si sarebbe spezzato. Alla domanda così perentoria il giovane Rosi ebbe a rispondere in un modo forse troppo evasivo per un esigente Visconti che pretendeva sempre una rigorosa e paziente precisione dai suoi più stretti collaboratori. Un dettaglio che costò alla produzione del film una interruzione, ma diede consapevolezza al giovane regista di quanto fosse importante il rispetto nei confronti del lavoro.

Tratto dal film "Le mani sulla città" del 1963

Tratto dal film “Le mani sulla città” del 1963

Secondo Giuseppe Tornatore, il maestro Rosi ha inventato delle formule narrative inedite che hanno fatto scuola in tutto il mondo. Come nel film “Salvatore Giuliano” del 1962, che vinse l’Orso d’argento come miglior regista e tre Nastri d’argento,  e più avanti nel 1972 in quello “Il caso Mattei” (vincitore del 25° Premio del Festival di Cannes ex-aequo con “La classe operaia va in paradiso” di Elio Petri), dedicato alla figura di Enrico Mattei, nella magistrale interpretazione di Gian Maria Volontè, uno degli attori più amati da Francesco Rosi, con il quale girò cinque film.

"Salvatore Giuliano" 1962

“Salvatore Giuliano” 1962

Probabilmente con “Le mani sulla città” del 1963 il coraggio di Francesco Rosi si materializza in una sorta di denuncia cinematografica sul quello che sarà un film drammatico che metterà a nudo quelle che sono le magagne e gli intrighi sulla speculazione edilizia, in un’Italia che era giunta al culmine del suo boom economico del Dopoguerra. Un film che gli valse il Leone d’Oro al Festival del cinema di Venezia del 1963 e una laurea ad honorem nel 2005, in “Pianificazione territoriale urbanistica ed ambientale” presso l’università Mediterranea di Reggio Calabria.

Nel 1979 è la volta di “Cristo si è fermato ad Eboli“, un film girato a Matera, tratto dal romanzo di Carlo Levi, dove il protagonista Gian Maria Volontè, è nei panni di un malinconico pittore, scrittore e medico antifascista, confinato ad Aliano, un aggregato di case di poveri contadini in Lucania. Un film eccezionale per il carrattere narratorio e la capacità di cogliere i dettagli, i silenzi e il vuoto di una realtà che ha accompagnato gran parte della storia rurale del Sud Italia.

Una scena del film "Cristo si è fermato ad Eboli" del 1979 © Augusto Viggiano

Una scena del film “Cristo si è fermato ad Eboli” del 1979 © Augusto Viggiano

Oltre a Gian Maria Volontè, gli attori che hanno lavorato con Francesco Rosi sono stati Alberto Sordi (“I magliari” del 1959), Sofia Loren (“C’era una volta” del 1967), Philippe Noiret, Michele Placido e Vittorio Mezzogiorno (“Tre fratelli” del 1981), Vittorio Gassman e Giancarlo Giannini (“Dimenticare Palermo” del 1990).

Nel 2008 in occasione del Festival di Berlino gli viene riconosciuto l’Orso d’Oro alla carriera. Nel 2012 fu insignito del Leone d’oro alla carriera alla 69 Mostra internazionale del cinema. Dal 2010 era vedovo, a causa della perdita di sua moglie Giancarla Mandelli, sorella della celebre stilista Krizia, deceduta per le conseguenze di un incendio domestico divampato nella abitazione di Roma.

Gian Maria Volontè nel Caso Mattei del 1972

Gian Maria Volontè nel Caso Mattei del 1972

In modo scherzoso e ironico ha sempre ricordato che nella sua vita ha posseduto un solo smoking, l’unico che gli confezionò suo nonno sarto e che indossò ogni volta che ritirò un premio alla sua carriera.  Avrebbe compiuto 93 anni il 15 novembre prossimo.

Francesco Rosi sarà celebrato in una cerimonia civile lunedì mattina, 12 gennaio 2015, a partire dalle 9, alla Casa del cinema di Roma. Alle 12 lo ricorderanno i suoi amici più cari.

Massimo Manfregola

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Massimo Manfregola è un giornalista con esperienze nel campo della comunicazione della carta stampata e della televisione. È specializzato nei settori del giornalismo motoristico, con una particolare passione per l’approfondimento di tematiche legate all’arte e alle politiche sociali.
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