È una discarica a cielo aperto il Mausoleo dei Plautii e il Ponte Lucano a Tivoli

mar 19, 2015 No Comments by

ROMA – Un muro di cemento insignificante, sul margine di una strada semidistrutta dall’incuria e segnata dalle numerose croste d’asfalto a cielo aperto in un contesto di precarietà senza eguali. Se non si fosse consapevoli di essere nella cintura dove sorgono alcuni fra i monumenti più significativi fra quelli segnalati dall’Unesco, come la magnifica Villa d’Este a Tivoli e l’area archeologica della vicina Villa Adriana, si potrebbe facilmente associare questo penoso stato di desolatezza urbana con un abitato del terzo mondo.mausoleo_plautii_masman001

L’antico Mausoleo dei Plautii di Ponte Lucano è lì, come un relitto abbandonato ai margini del fiume Aniene, seminascosto nell’erba alta assieme ad un cumulo di rifiuti urbani, al cospetto di abitazioni abusive e fatiscenti, ricovero di qualche famiglia rom, e soprattutto da un muro eretto quasi per coprire la vergogna di anni di incivile amministrazione di quelli che sono i Beni culturali e le testimonianze artistiche della nostra storia. È un oltraggio alla civiltà l’indifferenza con la quale in questi decenni le istituzioni e soprattutto la politica locale hanno contribuito a seppellire la storia di un monumento simbolo della nostra cultura, eretto dalla famiglia oriunda dei Plautii Silvani di Trebula Suffenas (attuale Ciciliano, paese situato a est di Tivoli), i cui membri ricoprivano varie magistrature a Roma e nel I sec.a.C. e nel I sec. d.C.

Ponte Lucano sull'Aniene

Ponte Lucano sull’Aniene

Un monumento, quello sepolcrale dei Plautii, che assieme al Ponte Lucano, che al km 26 dell’antica via Tiburtina Valeria oltrepassava l’Aniene con il ponte che prende il nome da Lucano Plauzio Urgulanio, diumviro con Tiberio Claudio Nerone (14-37 d.C.), è presente in molte decine di opere di artisti famosi come Lorrain, Corot, Piranesi, Salvator Rosa, Poussein e Vasi che hanno immortalato su stampe, quadri ed incisioni le riproduzioni del Mausoleo dei Plautii e del Ponte Lucano.mausoleo_plautii_masman_004

Ed è proprio il fiume Aniene, una volta navigabile in epoca romana proprio a partire da Ponte Lucano, a destare una certa preoccupazione per l’amministrazione pubblica a seguito delle sue piene che rischiano di allagare la zona circostante. Allora il comune di Tivoli ha pensato bene di “fortificare” la zona archeologica attorno al Ponte Lucano in modo da contenere la furia delle acque nel caso in cui queste dovessero superare gli argini di contenimento naturale. Persino il lettore più distratto capirebbe che questa soluzione è a dir poco discutibile se si considera che la “soluzione” peregrina adottata non tiene conto invece dell’inestimabile danno al patrimonio archeologico in caso di piena del fiume Aniene.

Abitazioni abusive e fatiscenti nella zona archeologica di Ponte Lucano

Abitazioni abusive e fatiscenti nella zona archeologica di Ponte Lucano

Ed è così che l’amministrazione comunale di Tivoli, invece di puntare il dito sulla criticità di una zona massicciamente urbanizzata e abbandonata attorno ad un’area archeologica di grande valore, ha pensato bene di recintare l’area in cui sorge il sito storico in questione, inglobando così sia il Ponte Lucano che il Mausoleo adiacente, all’interno di uno spazio di contenimento idrico per le acque fluviali. Una follia.

Ecco che Il “muro” di Ponte Lucano, opera cementizia del XXI secolo nasconde alla vista ed impedisce di visitare uno dei siti artistici di maggior rilievo della campagna romana e di assoluto riferimento per la nostra civiltà, passa dalla cronaca alla storia.mausoleo_plauti_masman_007

La procura di Tivoli ha archiviato una denuncia delle associazioni ambientaliste contro quel muro, affermando che il giudice penale non può censurare delle autorizzazioni amministrative; nemmeno quando questa vadano a ledere interessi protetti dalla Costituzione, come la tutela del patrimonio artistico, archeologico e storico.mausoleo_plauti_villalba_villa_adriana_masman

In passato anche il Wwf aveva sollevato il problema, stilando un protocollo tecnico che valutava quelli che erano gli impatti ambientali in un contesto di elaborazione idrogeologica della zona, che suggerivano interventi mirati alla soluzione del problema. In una relazione del 2004 dell’ingegner Massimiliano Ammannito si evidenzia il fatto per cui non esistendo un’area golenale sulla sponda destra del fiume Aniene, in caso di piena le acque del fiume potrebbero tracimare a causa della presenza del ponte romano che in sostanza funge anche da diga, espandendosi sulla sponda sinistra del fiume, là dove si trova il Mausoleo che così verrebbe letteralmente inondato e travolto per via di quel famigerato muro di contenimento artificiale.mausoleo_plauti_masman_009

Sarebbe sufficiente mettere in cantiere un piano di recupero del sito archeologico che preveda soprattutto la sistemazione dell’alveo del fiume in corrispondenza della struttura dell’antico ponte romano che raccoglie le acque che confluiscono da Villa d’Este di Tivoli, aumentando la sezione di deflusso delle acque in caso di piena, con la riapertura delle vecchie luci di sfogo che oggi sono interrate.

La messa in sicurezza dell’intero sito, in un’ottica congrua al valore strumentale del patromonio artistico da salvaguardare, porterebbe dei vantaggi su ogni fronte, anche per quanto riguarda la riqualificazione del sistema urbanistico della zona. Da parte delle amministrazioni locali sarebbe assai più auspicabile una migliore riqualificazione dell’immenso patrimonio artistico e culturale del nostro territorio invece di soffocare la popolazione con tasse e balzellli (molto spesso assurde e al imite della incostituzionalità) che non hanno nessuna ricaduta positiva sulla collettività.

Per entrare nel concreto, esiste una delibera del comune di Tivoli del 20 maggio del 2014 in cui il Commissario straordinario Alessandra de Notaristefani di Vistogirardi istituisce una riscossione ad aliquota massima consentita (del 2,50 per mille) per il gettito stimato della Tasi, la tassa sui servizi indivisibili, ossia la nuova imposta comunale riconducibile alla legge di stabilità 2014, pari a 5 milioni 733.335, 21 euro; per un totale costi servizi indivisibili pari a 17 milioni 985.407,88.

Una pittura di Lorrain che raffigurante Ponte Lucano e il sepolcro dei Plautii

Una pittura di Lorrain che raffigurante Ponte Lucano e il sepolcro dei Plautii

Una montagna di denaro pubblico sottratto alle risorse dei cittadini in un momento di grave congiuntura economica, che si sarebbe potuto compensare con una valida e strategica politica di turismo culturale, attraverso oculati investimenti sul patrimonio già esistente. Un indotto che consentirebbe di gestire musei a cielo aperto per 364 giorni all’anno; preservando e monitorando i principali siti archeologici del territorio con personale qualificato e una riqualificazione autofinanziata dell’intera cintura urbanistica della città.

Una incisione di Giuseppe Vasi del 1700

Una incisione di Giuseppe Vasi del 1700

Pensare che oltre al sepolcro di Cecilia Metella sulla via Appia non esistono altri monumenti del genere pervenutici in buono stato di conservazione come quello dei Plautii di Ponte Lucano, che durante il Medioevo fu trasformato in torre di guardia, di cui resta ancora la merlatura in alto per la sua posizione strategica.  Inoltre, il Ponte Lucano annovera nella sua lunga storia l’incontro (1155) tra Federico I Barbarossa e Papa Adriano IV; evento che inorgoglì a tal punto i tiburtini che decisero di donare all’Imperatore le chiavi della propria città, il quale ricambiò concedendo agli abitanti locali di apporre l’effige dell’Aquila imperiale sullo stemma cittadino di Tivoli.

Tomba Cecilia Metella sull'Appia Antica

Tomba Cecilia Metella sull’Appia Antica

Ci domandiamo cosa sia successo dopo la firma di una sorta di protocollo d’intesa fra le forze politiche locali quando il 27 settembre 2005 la vicenda arrivò nelle mani dell’allora sottosegretario di Stato per il ministero dei beni culturali Nicola Bono, che sponsorizzò l’iscrizione nella lista del Patrimonio dell’Umanità dei siti “Val di Noto” e “Siracusa e la necropoli di Pantalica”, in tal modo conquistando e consolidando il primato dell’Italia per siti iscritti nella lista del Patrimonio Culturale e Naturale dell’Unesco.

Massimo Manfregola

Twitter: masma007

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Massimo Manfregola è un giornalista con esperienze nel campo della comunicazione della carta stampata e della televisione. È specializzato nei settori del giornalismo motoristico, con una particolare passione per l’approfondimento di tematiche legate all’arte e alle politiche sociali.
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