Rai, senza la concessione la tv pubblica diventa abusiva

gen 31, 2017 No Comments by

ROMA – Oggi scade il termine ultimo per il rinnovo della concessione Rai. Il periodo di 90 giorni di proroga scattato automaticamente a partire dal 31 ottobre 2016, giorno della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della legge sull’editoria del governo Renzi, ha solo congelato – per non dire sospeso – la naturale scadenza del contratto di concessione sul servizio pubblico della tv di Stato.

Di fatto la Rai è abusiva, perché l’accordo che la renderebbe gestore del servizio pubblico televisivo e radiofonico, attraverso la destinazione degli introiti del canone, non esiste. La questione è seria quanto paradossale. Perché la Rai, secondo la nuova legge, partorita dal farneticante lavoro sulle riforme dal precedente governo, ha impacchettato la norma in questione in un articolo della legge dell’Editoria, che peraltro prevede che la discussa concessione avrà durata di 10 anni, con relativa riscossione del canone per due lustri.mammarai

Se da un punto di vista legale la Rai non avrebbe nessun mandato per il riconoscimento del ruolo di concessionario del servizio pubblico, anche il relativo piano editoriale non avrebbe alcun fondamento. Anche perché uno degli scogli di una legge tanto pasticciata quanto incompatibile con la governance della Rai che prevede un Piano industriale a cadenza triennale (1016-18) impossibile da attuare nella pratica, in quanto gli stessi organi di rappresentanza cambiano ogni tre anni. Inoltre, come può un’azienda – che dipende dal governo – approvare un Piano industriale se non vi è certezza dei suoi stessi introiti di bilancio, senza sapere (inoltre) cosa dirà la concessione?

Per non parlare della legge di bilancio 2017-2019 che prevede a partire da quest’anno uno sconto del canone Rai da 100 a 90 euro e che segna una seria minaccia, farcita con tante incognite, sugli introiti 2017 della televisione di Stato – si parla di una perdita di 60 milioni di euro –,  anche se nel 2016, grazie al canone in bolletta elettrica, è stato ridotto il tasso di evasione dal 27 al 6 per cento. Infatti l’extragettito sarà diviso al 50 per cento con lo Stato, un dettaglio non trascurabile se consideriamo che la tassa di scopo, relativa al finanziamento del servizio pubblico, finirebbe nella fiscalità generale dello Stato.

A minare ulteriormente le antenne di Viale Mazzini ci sarebbe il tetto imposto agli stipendi,  fissati a 240 mila euro annui per amministratori, dipendenti, collaboratori e consulenti, la cui prestazione profesisonale non sia stata regolata da tariffe regolamentate. Come giustificare, dunque, l’astronomico stipendio di 650mila euro del direttore generale Antonio Campo Dall’Orto, per non parlare di alcuni giornalisti e di intrattenitori come Fabio Fazio?

Faro puntato sulla Rai, dunque, fra molte ombre e pochissimi spiragli di luce.

Massimo Manfregola – giornalista

31/1/2017

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Massimo Manfregola è un giornalista con esperienze nel campo della comunicazione della carta stampata e della televisione. È specializzato nei settori del giornalismo motoristico, con una particolare passione per l’approfondimento di tematiche legate all’arte e alle politiche sociali.
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