Sul Gran Sasso arrivano i soccorsi per il Rifugio Franchetti sommerso dalla neve

apr 28, 2015 No Comments by

PIETRACAMELA – L’appello di liberare il Rifugio Franchetti dalla neve è rimbalzato sulla Rete e gli appassionati della Montagna non hanno esitato a preparare sci, piccozza, zaino e ramponi per salire fino ai 2.433 metri dello sperone di roccia nel cuore del Gran Sasso d’Italia, interamente sepolto sotto metri di neve, caduta copiosa per gli ultimi colpi di coda di questo inverno. Luca Mazzoleni, storico e dinamico gestore del Rifugio più famoso d’Abruzzo e degli Appennini, la scorsa settimana aveva lanciato l’iniziativa “Spala-party” sulla pagina di Facebbok, per liberare il Franchetti dalla copiosa coltre nevosa che ha paralizzato la struttura al punto da non consentirne l’accesso e quindi la manutenzione per la prossima estate.

Alcune immagini del Rifugio Franchetti durante l'estate

Alcune immagini del Rifugio Franchetti durante l’estate

Ecco come si presentava il Rifugio Franchetti dopo la nevicata di Pasqua

Ecco come si presentava il Rifugio Franchetti dopo la nevicata di Pasqua

Le date dell’originale iniziative erano state fissate per sabato 25 e domenica 26  aprile, con appuntamento ai Prati di Tivo alle 8.30 in punto, orario di partenza della prima cabinovia per la Madonnina, l’unico tratto che in comodità riesce a coprire un dislivello di 600 metri, passando dai 1450 metri della stazione turistica che fa capo al Comune di Pietracamela ai 2050 che si raggiungono fino alla stazione d’arrivo della Madonnina.quattro_franchetti_neve_masman

Dopo la nevicata di Pasqua Luca Mazzoleni aveva fatto una ricognizione al Rifugio Franchetti con un paio di fedelissimi compagni di avventura e la situazione sul Gran Sasso appariva eccezionalmente compromessa per quanto riguardava il peso della neve sull’intera struttura, sui pannelli solari della piccola centrale dell’Enel che fornisce energia elettrica, il blocco dei servizi e tutto il resto si rende indispensabile per il funzionamento di un rifugio di alta montagna.

Per l’occasione si era provveduto ad assicurare parte del sentiero tracciato, ora coperto da metri di neve, perché gli anelli cementati che sostengono la fune metallica nel tratto più esposto del sentiero, solitamente ben in vista nel periodo estivo, sono tutt’ora coperti completamente dal ghiaccio e quindi resi inutilizzabili, così sul Passo delle Scalette è stata fissata con degli spit (ancoraggi che si usano in parete composti da una vite ed un cilindretto ad espansione) una corda fissa per l’assicurazione degli alpinisti che devono superare quel tratto molto delicato che conduce nel Vallone delle Cornacchie.

La messa in sicurezza del Passo delle Scalette

La messa in sicurezza del Passo delle Scalette

Lo “Spala-party” del Franchetti è stato un successo. La solidarietà e il senso di aggregazione fra gli amanti della Montagna non ha deluso. «Sono stati oltre 40 gli appassionati che hanno partecipato a questa iniziativa di solidarietà che ha coinvolto anche persone che non avevo mai visto prima d’ora – racconta Luca Mazzoleni, il gestore del Rifugio Franchetti, che poi continua -. L’entusiamo di quanti hanno aderito all’appello è una prova di grande e fraterna disponibilità che ha contribuito a rendere più forte il legame fra gli amanti della natura  e delle nostre montagne.  Per questo voglio ringraziare tutti, anche quelli che erano di passaggio e si sono fermati per darci una mano».scavatori_franchetti_neve_2015

L’esperienza invernale di coloro che si sono avvicendati con sci e ramponi sulle pendici del Gran Sasso fino al Franchetti, in uno scenario fantastico dove a dominare il panorama era il bianco della neve con le cime del Corno Grande e del Corno Piccolo che si stagliavano nell’azzurro del cielo terso come sentinelle di un luogo inespugnabile, è stato senza dubbio formidabile. Circa un’ora e mezza di cammino per raggiungere il Rifugio dalla stazione della cabinovia della Madonnina, affrontando il sentiero che passa sotto balze rocciose del Corno Piccolo per portarsi fino nel cuore del Vallone delle Cornacchie, dove su uno sperone panoramico a 2433 metri si affaccia il Rifugio Franchetti, inaugurato dal Cai di Roma nel 1960 .franchetti_apertura_2_neve

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Si lavora per liberare i pannelli solari dal peso della neve

Per una parte dei 15 alpinisti che hanno deciso di pernottare al Franchetti, dopo che si è provveduto al ripristino della corrente elettrica, della cucina e dei servizi primari, c’è stata la possibilità di chiudere in bellezza un weekend davvero speciale, raggiungendo la cima del Corno Grande a 2914 metri di altezza, dove il panorama mozzafiato ha ricompensato abbondantemente l’impegno e il lavoro di quanti hanno appassionatamente partecipato ad un evento davvero eccezionale, sotto ogni punto di vista.

Dopo tanta fatica finalmente si mangia qualcosa di caldo

Dopo tanta fatica finalmente si mangia qualcosa di caldo

Alcuni alpinisti si portano verso la cima del Corno Grande

Alcuni alpinisti si portano verso la cima del Corno Grande

In posizione panoramica e un punto di osservazione eccezionale

Il rifugio Carlo Franchetti è situato in bellissima posizione nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso. Edificato sul finire degli anni ’50 dalla sezione romana del Cai (Club Alpino Italiano), è stato inaugurato nel 1960. Costruito interamente in pietra calcarea e rivestito in legno sorge a 2433 metri di quota su uno sperone roccioso, al centro del Vallone delle Cornacchie. Stretto tra le pareti del Corno Grande e del Corno Piccolo offre un magnifico panorama sulle dolci colline dell’Abruzzo teramano fino al vicino mare Adriatico. Il rifugio Franchetti con le sue ridotte dimensioni mantiene lo spirito originario del rifugio di una volta, con un contatto diretto tra i frequentatori e chi vi vive e lavora. È importante punto di appoggio per le vie normali e le ferrate che salgono ai “Due Corni”. Costituisce anche una ottima base per le vie di roccia del Corno Piccolo (in particolare sulla parete est ed sulle Fiamme di Pietra) e del Corno Grande con le impegnative vie sul severo “Paretone” della Vetta Orientale, o per bellissime classiche di media difficoltà, come la Traversata delle Tre Vette. Dal rifugio si raggiunge in 40 minuti di sentiero il piccolo Ghiacciaio del Calderone, ultimo modesto residuo di antiche ere glaciali.

Il rifugio Franchetti nel 1973

Il rifugio Franchetti nel 1973

Massimo Manfregola

Credits e Photo: Massimo Manfregola/Luca Mazzoleni/Rifugio Franchetti

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Massimo Manfregola è un giornalista con esperienze nel campo della comunicazione della carta stampata e della televisione. È specializzato nei settori del giornalismo motoristico, con una particolare passione per l’approfondimento di tematiche legate all’arte e alle politiche sociali.
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