Val Pusteria, storie di uomini e di successi in una terra verdissima, umile e laboriosa

set 08, 2016 No Comments by

SAN CANDIDO – Può sembrare fin troppo banale definire verde una comune valle di montagna. Ben diverso è se parliamo della Val Pusteria, l’insieme di colori e di paesi immersi in una natura rigogliosa e lussureggiante che sul versante sudtirolese si estende da Rio Pusteria fino agli estremi confini con la vicina Austria a Prato alla Drava. Da queste parti storia e tradizioni si susseguono con un ritmo placido e immutato da secoli. Fra San Candido e Dobbiaco, dove i campanili delle chiese e le cime dei monti circostanti sfidano il freddo degli inverni polari e il sole dell’estate accarezza i pascoli di una terra umile e austera che ha forgiato il carattere delle genti locali, si intrecciano storie e racconti che sono parte integrante del tessuto sociale di questi luoghi.

Una suggestiva veduta della Chiesa Collegiata nella piazza Magistrato di San Candido. All'interno della chiesa dell'ntico convento ci sono sculture in stile romanico e sulle pareti della chiesa affreschi di Machael Pacher

Una suggestiva veduta della Chiesa Collegiata nella piazza Magistrato di San Candido. All’interno della chiesa dell’antico convento ci sono sculture in stile romanico e sulle pareti della chiesa affreschi di Machael Pacher ©manfregola

Fra le tante narrazioni, associate a questa terra di indomiti lavoratori, vale la pena raccontare quella che ha come protagonista negli anni Sessanta un ragazzo della Val Comelico diventato un carismatico imprenditore turistico nella ridente San Candido, dopo un percorso di vita a dir poco avventuroso e stravagante.  Nato nel 1941 a Comelico Alta, quello che può considerarsi il paese posto sull’estremo lembo settentrionale della provincia di Belluno, Eliseo Sacco è uno di quei personaggi che hanno saputo concretizzare il sogno di una vita facendo leva sulle capacità di adattamento che sono insite nelle popolazioni di montagna.

Passo Monte Croce ©manfregola

Passo Monte Croce ©manfregola

Il secondo dopoguerra aveva lasciato l’Italia in preda al suo stesso destino, le risorse economiche scarseggiavano, e l’arte dell’arrangiarsi era quasi un’esigenza più che una virtù riservata a pochi. Fra le valli dolomitiche il turismo non era ancora un fenomeno di massa così come lo è ora. Il versante bellunese, quello italiano per intenderci, era ancora più disagiato rispetto alle valli limitrofe del sudtirolo dove la crescita economica era più fiorente grazie ad una geografia che consentiva degli accessi stradali migliori dalla vicina Austria e Ungheria. «All’epoca per comprare un chilo di chiodi bisognava fare 50 chilometri di strada», ricorda nonno Eliseo mentre coccola il suo cane che la nipotina Alessia tiene sulle sue ginocchia. «Ricordo ancora che per comprare quelli che erano i generi di primaria necessità bisognava attraversare il passo Monte Croce, che segna il confine fra le Dolomiti e le Alpi Carniche, per poi rifornirsi a Sesto Pusteria dove si riusciva a trovare un po’ di tutto». Le Olimpiadi invernali di Cortina d’Ampezzo del 1956 furono un risorsa importante per l’economia dei paesi delle dolomiti bellunesi. Un giovanissimo Eliseo trovò un lavoro da garzone presso uno degli hotel più prestigiosi della famosa località sciistica di Cortina, passerella di vip del mondo del cinema e dello spettacolo: «Fu in quella occasione che una giovanissima Claudia Cardinale mi mise in mano una mancia di 1000 lire, una somma enorme per l’epoca in cui uno stipendio medio non superava le 20mila lire».

Eliseo Sacco, nel 1966

Eliseo Sacco, nel 1966 in Germania, ai tempi in cui si improvvisò gelataio nella città di Düsseldorf

Ma per quanto il fascino e la bellezza dei luogi possa riempire d’orgoglio coloro che quotidianamente vivono a stretto contatto con quella terra, molto spesso si era costretti ad emigrare per trovare lavoro e fortuna altrove. Fu quella anche la decisione di Eliseo, che a poco più di vent’anni partì per la Germania, precisamente a Düsseldorf , la città tedesca famosa per il divertimento e la sua vita notturna. «Decisi di partire per la Germania con poco e niente per andare a fare il gelato: i tedeschi sono ghiotti e amanti del gelato, al punto che pranzano anche solo con quello». Il pallino della ristorazione prese sempre più forma nella mente del ragazzo che stava accarezzando il sogno di fare l’imprenditore in un settore che gli avrebbe permesso il contatto con la gente. Non tardò l’occasione che cercava da tempo anche se significava stravolgere il suo stile di vita e le sue radici di montanaro dopo una bella gavetta in Germania. Un suo amico gli propose di gestire un ristorante a Milano Marittima, nel bel mezzo della Riviera adriatica, proprio nel momento in cui il Belpaese navigava nel pieno del boom economico degli anni Sessanta. Eliseo all’epoca aveva 29 anni e ignorava persino dove fosse questa località in Italia.

Eliseo in gita sulle Dolomiti

Eliseo in gita sulle Dolomiti

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Il ristorante di Milano Marittima con lo staff dell’epoca al completo

Quelli erano gli anni in cui nelle regioni del sudtirolo e dell’Alto Adige serpeggiava molta tensione fra alcuni nuclei di indipendentisti e lo Stato centrale. Una serie di attentati cominciati nel 1961 con la famigerata «Notte dei fuochi» (in tedesco Feuernacht) dell’11 e 12 giugno quando un gruppo di terroristi sudtirolesi, aderenti al Befreiungsausschuss Südtirol, compirono qualcosa come 37 attentati dinamitardi. Oltre 350 ordigni epslosivi furono la causa di danni enormi alle linee elettriche dell’alta tensione e alle centrali idroelettriche. Successivamente fu alzato il tiro e nel mirino dei terrostisti finirono anche esponenti delle istituzioni e delle forze dell’ordine. Ricorda Eliseo: «A Sesto c’èra il coprifuoco, per cui era vietato andare in giro e tutta la regione era presidiata da militari e dalle forze dell’ordine. Era buio pesto, mancava l’elettricità, insomma erano momenti davvero difficili».

Fu questo uno dei motivi per cui con carta geografica alla mano, Eliseo prese la decisione di trasferisrsi in Romagna, sulle rive dell’Adriatico, per gettarsi a capofitto nella nuova avventura di ristoratore. Gli affari non tardarono ad arrivare e il ristorante di Eliseo, dove si cucinava anche dell’ottimo pesce fresco di paranza, diventò a breve uno dei luoghi più frequentati dalla località di mare. Ma gli affetti e i legami con la sua terra lo portavano a passare l’inverno fra le sue montagne e soprattutto a frequentare l’abitato di Sesto, uno dei luoghi più suggestivi e caratteristici della Val Pusteria. Già conosciuta a metà Ottocento dai primi esploratori delle Dolomiti come John Ball e Paul Grohmann – all’epoca in cui i pionieri dell’alpinismo si avventuravano fra le cime ancora inviolate senza l’ausilio di corde e scarponi, ma solo con ingombranti pastrani in loden – il paesino di Sesto ha conservato la sua intimità di un tempo senza rinunciare alle comodità e alla modernizzazione che ha interessato i suoi impianti di risalita e le sue piste da sci.

Freschi sposi, Luisa Pfeifhofe ed Eliseo Sacco

Freschi sposi, Luisa Pfeifhofe ed Eliseo Sacco

Non mancavano certo i locali a Sesto nei quali trascorrere le fredde serate invernali, ed è per questo che da Comelico molti giovanotti dell’epoca erano soliti “sconfinare” in Val Pusteria dopo aver superato il passo Monte Croce e il piccolo abitato di Moso alla ricerca di luoghi di ritrovo affollati di turisti e di giovani del posto in cui intrecciare amicizie a simpatie. Fu in una di quelle occasioni che Eliseo conobbe Luisa Pfeifhofer, la donna che sarebbe diventata da lì a poco sua moglie e sua compagna di vita. Era giunto dunque il tempo di considerare l’opportunità di pianificare il definitivo ritorno a casa, fra le montagne della sua infanzia e ora della sua metà, visto che la famiglia stava crescendo con l’arrivo del primogenito Roberto e successivamente con la figlioletta Sonia. La decisione di lasciare Milano Marittima per San Candido, in Val Pusteria, fu definitiva nel 1979, quando acquistò la licenza dell’allora piccolo Hotel Capriolo, con la bella vista sulla croda dei Baranci e sulle sue piste da sci. Dal 1980 tutta la famiglia si trasferì definitivamente nella verde Val Pusteria, quando il piccolo ma accogliente Hotel Capriolo aveva solo 42 posti letto, prima del suo definitivo ampliamento agli attuali 85.

Ravioli di pasta di patate

Ravioli di pasta di patate

I due volti dell'Hotel Capriolo di San Candido: prima e dopo

I due volti dell’Hotel Capriolo di San Candido: prima e dopo l’ampliamento

Dallo scorso anno nonno Eliseo ha passato la mano ai figli Roberto, maestro della scuola sci dei Baranci, e alla secondogenita Sonia che assieme gestiscono dignitosamente l’attività di famiglia con un entusiamo e una passione contagiosa. Un bel traguardo per la famiglia Sacco Pfeifhofer molto apprezzata per l’accoglienza turistica estiva ed invernale nella cittadina di San Candido, grazie anche ad una tradizione culinaria ben assortita, curata dallo chef della vicina Versciaco Alois Weitlaner, capace di confezionare vere prelibatezze della tradizione pusterese e tirolese.

Taschette di patate

Taschette di patate

chef_Alois Weitlaner_Kaiserschmarren_©masman

Particolarmente apprezzati sono i ravioli con l’impasto di patate ripieni di ricotta e spinaci e le taschette di patate ripene di ricotta e speck, saltate in padella con una noce di burro fuso. Uno dei dolci tipici della casa sono gli Kaiserschmarren, un dolce della tradizione altoatesina  – dal tedesco Kaiser, cioè “imperatore”, e Schmarr(e)n, “frittata dolce” – preparato più o meno con lo stesso impasto delle crepes, con l’aggiunta di uva sultanina e una spruzzata di zucchero a velo, il tutto accompagnato da un’ottima marmellata di mirtilli.

 

Massimo Manfregola – giornalista

8/9/2016

Nella foto di copertina © manfregola: l’ultima generazione della famiglia Sacco Pfeifhofer gestori dell’Hotel Capriolo a San candido, con Roberto, maestro di sci, e la sua piccola Alessia, Sonia e il capostipite Eliseo Sacco

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Massimo Manfregola è un giornalista con esperienze nel campo della comunicazione della carta stampata e della televisione. È specializzato nei settori del giornalismo motoristico, con una particolare passione per l’approfondimento di tematiche legate all’arte e alle politiche sociali.
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